Testimonianza di Patricia

Italia 25/11/2011

Cari amici,

mi presento sono Patricia e lavoro come assistente sociale presso l’Opera Don Giussani.

Prima di raccontarvi della mia esperienza nell’Opera, vorrei esprimervi la mia allegria nell’incontrarvi. Da quando ho saputo grazie a Rosa dell’opportunità di venire in Italia e conoscere alcuni amici ho cominciato a immaginare cosa dirvi e come farlo, fino a capire che è importante che io vi racconti come vivo nello stesso modo in cui lo racconto ai miei amici in Brasile, perché voi ci aiutate a costruire quello che noi viviamo la giorno per giorno.

Parlare del mio lavoro è per me raccontare il percorso di vita che ho vissuto in questi sei anni presso l’Opera. Quando qualche amico italiano, come voi, ci viene a trovare in Brasile nei nostri asili ci provoca a guardare alla realtà che abbiamo davanti come se fosse la prima volta. La realtà infatti è il fattore che ci spingere verso il grande compito dell’educazione.

Ho infatti imparato da un amico italiano che: “ L’educazione è una cosa del cuore”,  non si può costruire un percorso educativo con i bambini o con i loro familiari senza affetto. Don Giussani ha tradotto pienamente questa necessità quando parla dell’accoglienza. L’accoglienza infatti crea nei bambini e nelle loro famiglie un sentimento di appartenenza al luogo dove sono. Il contatto iniziale con le famiglie quando vengono a chiederci se c’è posto nell’asilo per i loro figli è proprio il primo argomento di cui vi voglio parlare.  L’accoglienza è semplice ma con molte famiglie è proprio in questo momento che inizia un cammino insieme.

Parlandovi di questo voglio raccontarvi due esperienze accadute con due mamme dell’asilo: Luciana e Marcilene. Luciana ha 3 figli avuti da 3 uomini diversi. Quando arrivò la prima volta all’asilo era molto triste e si sentiva “senza valore”, oggi ogni volta che rinnoviamo l’iscrizione di sua figlia Esther ricorda come fin dalla prima volta che arrivò all’asilo si sentì ascoltata e accolta per la sua necessità e questo le ha fatto capire che la sua vita poteva essere diversa. Luciana infatti ha sempre vissuto una vita difficile, fin dalla sua prima gravidanza quando ha subito violenze dal suo primo compagno, poi è stata accolta da una sorella ed è riuscita ad avere un lavoro ma, rimanendo di nuovo incinta e non potendo guadagnare, è finita a vivere per strada e a mangiare dalla pattumiera con i suoi figli. Oggi ha 3 figli e vive con un nuovo compagno , ha ancora grandi difficoltà come per esempio riuscire a pagare ogni mese l’affitto della casa dove vive, ma in lei c’è una grande differenza visibile a tutti. Luciana infatti grazie all’amicizia nata con noi ha cominciato a guardarsi, a darsi valore, si è sentita per la prima volta abbracciata e voluta bene anche con tutti i suoi limiti e questo le ha permesso di guardare in modo vero alle sue esigenze e a quelle dei suoi figli. Oggi sa che l’asilo non è un luogo di vita solo per i suoi figli ma anche per lei!

Marcilene, è arrivata dall’asilo tramite un istituto che si occupa di diritti dei bambini ed egli adolescenti, dal primo momento in cui l’ho vista il mio cuore era desideroso di accoglierla. Marcilene ha alle spalle una storia di dolori e violenze domestiche ma ha nel cuore un grande sogno quello di scrivere un libro, vuole infatti raccontare al mondo la sua storia e questo suo desiderio mi ha fatto subito capire che era una persona speciale. Dopo il suo arrivo Marcilene mi ha raccontato la sua storia di abbandono, il percorso attraverso le strutture sanitarie senza prospettiva né di camminare né di parlare. Oggi conosce la sua disabilità fisica ma la sua grande difficoltà nella comunicazione verbale non lascia possibilità di pensare che un giorno potrebbe avere successo. Ha due figlie nate da due diverse relazioni e vive sotto la protezione della giustizia a causa di violenze fisiche contro di lei e abuso contro la figlia più grande. Marcilene racconta sempre che la sua vita cambiò grazie all’incontro con l’asilo proprio perché qui si è sentita rispettata e guardata come persona. Oggi infatti vive ancora in condizioni difficili in una piccola “baracca” ma ha una grande dignità, nata proprio dall’incontro con noi.

Spesso mi trovo a pensare sopra il mio lavoro, sopra quello che mi motiva ad alzarmi tutti i giorni e a sentire i problemi delle altre persone, sono certa che quello che mi muove non è qualcosa che si riduce alla mia forza ma sono accompagnata da un “Altro” che mi permette di vivere con le persone con cui lavoro un’esperienza di amore vero.  Ogni giorno sono sempre più convinta che l’Opera è un luogo in cui si fa esperienza dell’amore di cristo Cada che ci dà la possibilità di fare incontri Veri con persone Vere.

Quando ero più giovane pensavo che il dolore fosse solo qualcosa di brutto! Oggi invece proprio grazie all’esperienza di vita nell’Opera dove sono provocata ogni giorno da storie di dolore, riesco a percepire che in mezzo al dolore si può vedere la Bellezza!

Da tre anni seguo una famiglia che ha una storia molto complicata, i genitori  Joao e Angelica restarono per un periodo di 2 anni lontani dai loro figli a causa di episodi di violenza domestica (Joao è il papà dei 4 figli più piccoli di Angelica). Dopo che i bambini ritornarono a casa cominciarono a venire all’asilo.  La prima volta che vidi Joao fu proprio perché aveva picchiato il suo figlioccio Jandeverson, lo chiamai quindi nel mio ufficio per parlare e fui molto dura dicendogli che non poteva assolutamente alzare le mani su un bambino, Joao ascoltò ma mentre se ne andava verso casa lo sentì quasi indignato per l’essere stato rimproverato da una donna. Abbiamo iniziato così un percorso con la famiglia anche perché molte volte capitava che Joao picchiasse Jandeverson e questo portava il figlio ad avere grossi problemi a scuola. Inizialmente mi sono focalizzata solo sulle esigenze dei bambini ma pian piano mi sono resa conto che anche i genitori cercavano di migliorare ma erano in difficoltà sul come farlo perché conoscevano solo un tipo di vita violenta. Ho cominciato così a cambiare modo di rivolgermi a loro parlando della necessità dei figli, siamo così venuti a sapere la storia della famiglia immischiata nel traffico della droga. Nell’ottobre del 2010 Igor, il figlioccio più grande di Angelica, ha denunciato per spaccio di droga Janderverson, e così lui e la madre sono stati incarcerati. Io e la direttrice dell’asilo siamo riuscite ad andare a visitare Angelica in prigione e quando ci ha viste dopo aver pianto molto ha riconosciuto in noi pur in mezzo a tanto dolore un’amicizia vera. Le cose sono molto cambiate da questo momento.

Angelica è stata poi liberata mentre Joao è stato condannato per traffico di droga, Jandeverson ha continuato a dare molti problemi di comportamento, fa di tutto attirare l’attenzione e l’affetto della mamma. Qualche tempo fa è stato vittima di un’aggressione con una vanga in una gamba, insieme ha cominciato ad avere una serie di convulsioni. Il giorno dell’aggressione sono andata all’ospedale a visitarlo e parlando con Angelica, mi ha detto: “Patricia, un giorno consocerò la felicità, fino ad oggi non sono mai stata felice”! Finalmente quel giorno con questa sua domanda ho visto la sofferenza vera di questa donna!

Nella mia professione di assistente sociale c’è sempre il rischio di relazionarsi con le persone a partire dalla loro funzione, in quel momento infatti ho capito che avevo sempre guardato ad Angelica come ad una mamma che aveva molte carenze per il ruolo che doveva coprire e non come una persona sofferente. Da questo momento Angelica cominciò a starmi sempre più vicina raccontandomi delle aggressioni subite da Joao, della sua storia famigliare … finché un giorno Jandeverson è stato mandato in un centro di accoglienza, per proteggerlo non dalle aggressioni famigliari ma da quelle della comunità. In quel momento io ho domandato ad Angelica se fosse affezionata a Janderverson e lei con molta sincerità mi ha risposto: “ No non mi piace, a volte mi chiedo come è possibile che una madre non ami suo figlio, ma io non ci riesco. Prego Dio tutti i giorni perché mi aiuti a cambiare.” Non so se vi è mai capitata una cosa del genere ma in quel momento quella donna mi stava aprendo il cuore rilevando una cosa che è socialmente inaccettabile e inconcepibile. Il mio cuore si è riempito di una compassione indescrivibile  ho sentito attraverso di me che Cristo abbracciava misericordiosamente questa donna. Guardare alle persone significa infatti abbracciarle nella loro totalità, il mio desiderio era che Angelica potesse condividere l’esperienza di questo amore misericordioso di cui io stavo facendo esperienza. Oggi siamo diventate davvero amiche, parliamo di tutto, Angelica mi racconta i problemi che ha con la giustizia, mi chiama per accompagnarla e cerca di seguire quello che le dico. L’altro giorno non sono riuscito ad andare con lei ad un’udienza, ma l’ho aiutata a preparare il discorso per raccontare il cammino che sta facendo con noi e le ho detto che se fosse necessario avrebbe potuto dare il mio numero di cellulare come testimone. Alla fine dell’udienza mi ha chiamata raccontandomi che aveva fatto come le avevo detto e che le avevano chiesto se avesse qualche scritto che comprovasse quello che stava dicendo,  ma che lei prontamente aveva risposto: “non ho una scritto che comprova quello che dico ma ho un testimone”, dopo questo è stata prosciolta.  È stato bello per me sentire le sue parole perché finalmente Angelica aveva capito il valore della compagnia e si era abbandonata in questa certezza riuscendo così a far fronte anche a una situazione difficile.

Molte volte nella mia carriera lavorativa sono stata interrogata sui risultati del mio lavoro, oggi invece non ho la pretesa di correre dietro ai risultati quantitativi di esempi di successo. Oggi ho imparato il valore di accogliere ogni persona nella mia piccola stanza all’asilo, voglio iniziare un percorso di amicizia e compagnia con ognuno proprio come quello che io vivo con Rosetta e i miei colleghi di lavoro. Tutti i giorni incontro persone come me piene di desideri, io voglio aiutarle a vivere loro sogni.

Una mamma che io seguo e aiuto d atre anni si occupa dei figli con il denaro che guadagna facendo la prostituta. Pur sapendo fin da subito della situazione non le avevo mai detto nulla ne lei a me. Quest’anno però mi ha chiamato e mi ha detto “ Patty, sai cosa faccio di lavoro vero? Io non te ne ho mai parlato ma so che tu lo sai!”. Io le ho confermato che sapevo tutto e lei mi ha detto che voleva cambiare vita perché la sua bambina, Vitoria stava crescendo e non voleva che sapesse che sua madre era una prostituta o peggio che seguisse il suo cammino. Abbiamo così cominciato a parlare perché volevo che lei capisse che per cambiare davvero doveva volerlo prima per lei stessa poi anche per sua figlia. Fino ad oggi non è ancora riuscita a uscire dal giro della prostituzione perché ha paura di non trovare un lavoro “normale” essendo analfabeta e non avere denaro per occuparsi dei suoi figli, ma la cosa più importante è che ha cominciato a capire che l’asilo è un luogo dove può parlare dei suoi desideri e delle sue paure senza essere presa in giro. A volte può sorgere la domanda se io voglio realmente che lei cambi vita, certo che lo voglio perché le voglio bene e so che si merita un lavoro che le dia soddisfazione e dignitoso, ma non cerco mai di convincerla mentre sempre le sto vicino e la aiuto facendole capire pian piano cosa realmente corrisponde al suo desiderio di felicità.

Potrei continuare ad elencarvi varie esperienza, ma voglio finire raccontandovi qual ГЁ il significato del mio lavoro per me:

  • Per prima cosa ГЁ un lavoro educativo che cerca di inserire la persona dentro la realtГ  totale, aiutandola a fare un’esperienza di amore e accoglienza. L’educazione per me ГЁ infinita, una coscienza crescente del rapporto con la vita, che ГЁ Cristo;
  • Nel mio lavoro devo imparare a rispettare i tempi dell’altro e quindi la sua libertГ :
  • La coscienza ГЁ la base per l’inizio di un cambiamento;
  • Non bisogna pretendere di avere la risposta ma di fare proposte;
  • Г€ possibile proporre solo dentro un’amicizia e una compagnia;
  • Il mio lavoro comunica quello che io sono e in cosa credo;
  • Si impara a valorizzare anche le piccole cose;
  • Ogni persona ГЁ un mistero che si rivela al tempo giusto;

Quando ho frequentato l’università ho studiato il relativismo, e in quel momento ho pensato che avevo capito il mondo, non c’era più nulla di assoluto. Oggi ho la convinzione che ancora di più che aprirsi verso la verità di ognuno è fondamentale prendere in considerazione l’assoluto che c’è in ogni persona.

Concludo ringraziandovi ancora una volta per avermi accolta e per aver condiviso insieme l’esperienza del mio lavoro, e come dice un grande compositore brasiliano Milton Nascimento: “ Maria Maria è un dono, una strana magia … di persone che ridono quando dovrebbero piangere, che non vivono ma sopravvivono. Ma bisogna avere forza, bisogna andare avanti, bisogna sempre avere dei sogni. Chi porta nel volto questi segni ha la strana mania di avere fede nella vita”.